Effetti horror per il Re degli horror |
Il dorsetto smileoso |
Non so se voi abbiate mai letto un thriller (mi auguro proprio di sì, altrimenti che Iddio abbia pietà delle vostre anime!), ma generalmente ci sono due grossi filoni/modi di procedere.
1) Il libro è disseminato di indizi sul misteriosissimo serial killer la cui identità rimane super segreta fino all'ultima riga del testo
2) Il killer è uno dei narratori, pertanto si seguono le sue mosse da subito e il libro diventa una caccia all'uomo.
La copertina del libro senza effetti bizzarri |
Ebbene, Mr. Mercedes appartiene alla seconda categoria: fin dal secondo o terzo capitolo voi saprete chi è il Killer, che lavoro fa, quanti anni ha il suo gatto e di che colore porta le mutande ogni giorno. Per me è un grosso punto a sfavore, ma c'è di buono che in questo modo il personaggio acquisisce una caratterizzazione molto superiore rispetto all'altra variante di thriller.
Per cui, chi è Mr. Mercedes? Il nostro killer è un adorabile ragazzo con un'infanzia non molto spensierata, dal carattere imprevedibile e calcolatore allo stesso tempo (sembra impossibile, ma è così). Dopo aver sbaragliato come tanti birilli una grossa folla di persone (e averne ammazzate parecchie) a bordo di una Mercedes presa in prestito, decide di giocare con le vite delle persone coinvolte, fra cui il Detective Hodges, o meglio Detective in pensione Hodges, un signore sovrappeso con prospettive per il futuro pari a zero. Una volta invischiato nella faccenda grazie ad una lettera da parte del serial Killer, Hodges decide di coinvolgere nelle sue investigazioni un ragazzino di 17 anni, una donna mentalmente disturbata e la sorella di una delle vittime collaterali del serial Killer (non dico nulla di più ond'evitare lapidazione per spoiler).
Il retro-libro |
Cosa ne penso del libro?
Dunque, come sempre King ha uno stile di scrittura meraviglioso, scorrevole e intrigante insieme. Il suo dono è quello di rendere vivi e credibili tutti i personaggi, che siano comparse o protagonisti.
Però, ed è un gran però, la caccia all'uomo è gestita estremamente male. Il Detective ed i suoi fidi compagni sembrano trovare indizi e idee geniali sotto i sassi ogni due per tre, rendendo poco realistica l'indagine. Inoltre il Killer è caratterizzato malissimo, sembra un minestrone di personalità con scheletri nell'armadio che puzzano di vecchio.
Nonostante questo, i colpi di scena e un finale gestito magistralmente rendono, insieme alla scorrevolezza citata prima, questo libro molto godibile. Sicuramente non sarà il suo libro migliore, e non rientra nella mia classifica di libri Kinghiani preferiti, ma rimane una lettura piacevole, ottima dopo le abbuffate natalizie.
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